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  L’autore di “Necropoli”

 
Boris Pahor
Boris Pahor (1913), vero e proprio decano della letteratura slovena, è nato e vive tuttora a Trieste, dove per molti anni ha insegnato letteratura italiana e slovena all’Istituto magistrale. Testimone coraggioso dei crimini perpetrati dal fascismo e voce vibrante di una minoranza linguistica perseguitata, durante la seconda guerra mondiale prese parte alla resistenza antifascista slovena. Tradito da una delazione finì deportato nei lager nazisti tra il gennaio 1944 e il 1945, una vicenda tragica - rievocata nelle pagine del suo capolavoro Necropoli - che ha dato un’impronta decisiva a tutta l’opera successiva. Intellettuale scomodo per le sue ferme prese di posizione a difesa delle identità nazionali e culturali, vanta una produzione letteraria assai vasta, iniziata nel 1948 con i racconti dal titolo Moj tržaški naslov (Il mio indirizzo triestino), che comprende romanzi e saggi tradotti in francese, tedesco, inglese, catalano, finlandese e persino in esperanto.
Presidente onorario dell’Associazione internazionale per la difesa delle lingue e delle culture minoritarie, nel 1992 è stato insignito del massimo riconoscimento letterario sloveno, il premio Prešeren. Più volte candidato al Nobel per la letteratura, nel 2001 ha ricevuto in Germania il Premio Bestenlisten per l’edizione tedesca di Necropoli. Per la sua attività di scrittore è stato nominato Officier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese. Nel 2007 il presidente della Repubblica francese lo ha insignito del titolo di Cavaliere della Legion d’Onore.

Tra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo La villa sul lago (Nicolodi, 2002), Il petalo giallo (Zandonai, 2007) e Necropoli (Fazi, 2008).